Grazie a Fabo S.I., azienda che promuove sviluppo per l’agroalimentare italiano, si possono ottenere contributi a fondo perduto per realizzare nuovi rami d’azienda, innovare i processi produttivi e ampliare i settori merceologici.
Si chiama Fabo S.I., ha sede a Massa Lombarda (RA), si occupa di sostegno delle imprese casearie e agroalimentari e ha come obiettivo quello di cercare finanziamenti per potenziare il sistema imprenditoriale italiano. Parliamo di un team qualificato che da 25 anni opera nel mercato nazionale ed è specializzato nel costruire progetti e ottenere contributi a fondo perduto per le aziende agroalimentari italiane. Fabo S.I. S.r.l. è soprattutto un’opportunità per il mondo del latte e non solo. Che di eccellenza stiamo parlando, lo dicono i numeri: lo scorso anno Fabo S.I. ha fatturato circa 600 mila euro in consulenze. La società romagnola ha un ottima reputazione su tutto il territorio nazionale, operando in ben 16 regioni italiane. Particolare e apprezzata caratteristica di Fabo S.I. è quella di non occuparsi della ricerca di finanziamenti per progettualità e per studi (molti bandi lo fanno), lavorare l’ottenimento di fondi per ambiti operativi come la costruzione o l’ampliamento di stabilimenti, lo sviluppo delle linee produttive, l’acquisto di macchinari, di celle frigorifere, di mezzi di movimentazione interna… General manager di Fabo S.I. è Marco Fabbri che in azienda lavora a fianco del padre Giacomo Fabbri, colonna portante e dinamico patron dell’azienda che, a inizio anni ’90, posò le salde fondamenta di questa struttura. «Oggi per le imprese italiane dell’agroalimentare – racconta Marco Fabbri – i finanziamenti arrivano soprattutto dall’Europa, tramite il PSR (Piano Sviluppo Rurale) o meglio il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR 2014/2020). Esso offre opportunità concrete tramite le regioni italiane che promuovono bandi specifici e legati ai territori. Grazie al nostro database costruito in tanti anni di lavoro, noi comunichiamo tali opportunità alla nostra clientela e ai potenziali beneficiari di questi fondi, una volta testato l’interessamento dell’impresa e la compatibilità del suo progetto con il bando di investimento, sul lato pratico affianchiamo l’impresa e i suoi tecnici al fine di presentare all’ente un progetto chiaro, completo e congruente con il bando predisponendo e controllando tutta la documentazione necessaria. Sosteniamo l’imprenditore nella difficile interpretazione e costruzione del progetto di investimento rispetto alla richieste di bando: spesso, infatti, questi bandi nel nostro Paese presentano paletti burocratici che, se associati alla mancata comunicazione degli uffici pubblici delegati verso gli imprenditori, possono diventare insidiosi. Noi invece dedichiamo molta attenzione alla progettualità, che rappresenta la chiave per ottenere i fondi con cui fare grandi le imprese».
Di quali finanziamenti parliamo?
Si tratta di finanziamenti a fondo perduto per il settore caseario, erogati in percentuale diversa dalle regioni tramite il PSR: per esempio in Emilia Romagna il finanziamento rimborsabile con il bando de 2016 era del 40%, in Veneto del 30%. La forbice tra le regioni del Bel Paese è compresa tra il 30 e il 50%. Tali risorse provengono dal bilancio UE a cui contribuiscono tutti gli Stati membri. Siccome l’Italia versa di più di quanto riceve, è importate che queste risorse ritornino alle nostre aziende. Dobbiamo saper cogliere tali opportunità perché, in caso contrario, saranno destinate a imprese di altre nazioni che potranno così rafforzarsi a nostro discapito, complici una burocrazia meno articolata e una mentalità più flessibile. Non c’è errore più grave di quello di essere diffidenti verso questo opportunità e da venticinque anni tentiamo di colmare il gap di sfiducia delle imprese. Ci consideriamo promotori dello sviluppo.
Gli imprenditori italiani devono quindi cogliere queste sfide e investire, attingendo a fondi europei spesso considerati irraggiungibili?
Certo. Se non strutturiamo le nostre imprese non possiamo investire sul futuro. Occorre anche in alcune regioni una svolta politico/dirigenziale importante che non soffochi i progetti e i processi d’innovazione con quella distanza culturale che spesso troviamo tra uffici pubblici e aziende private. Serve una burocrazia meno complicata, più pronta e veloce nel rispondere e occorrono funzionari preparati e dinamici che superino gli ostacoli, o presunti ostacoli nell’interesse del territorio di appartenenza.
Il prossimo bando?
Dovrebbe essere quello della regione Lazio nella tarda primavera.
E per il caseario? Che cosa bolle in pentola?
Le tre parole d’ordine per un imprenditore caseario sono: qualificare le produzioni, investire in azienda, comunicare ciò che si produce e come lo si fa. Mettendo in pratica queste tre cose, si vince. La programmazione PSR 2014/2020 è partita in tutte le regioni. Alcune hanno già emesso i primi atti di concessione e fatto nuovi bandi; altre sono in istruttoria. Ci saranno inoltre nuovi bandi anche nel 2018, 2019 e nel 2020. Per preparare un progetto serve tempo. È importante partire con anticipo. Noi faremo visita alle aziende e, dopo aver ascoltato le necessità, i desideri e le richieste, struttureremo una proposta vincente. L’anno scorso abbiamo presentato più di 50 milioni di euro di richieste di finanziamento, di cui una decina per il comparto lattiero-caseario.
Su quali volumi di finanziamento lavorate?
Mediamente non facciamo pratiche inferiori ai 250mila €; il massimale, invece, dipende dai bandi ma spesso è compreso tra 1 e 5 milioni €. Lavoriamo con aziende piccole e grandi, in territori martoriati da condizioni avverse o ricchi di opportunità.
Siete già operativi per la programmazione dei fondi del PSR 2014/2020?
Abbiamo già presentato pratiche nel 2016 e 2017 e ora ne stiamo gestendo le rendicontazioni e le istruttorie. Continuiamo poi a lavorare per i bandi che usciranno nella seconda parte della programmazione settennale. In questi mesi stiamo lavorando sul piano informativo per fare conoscere alle imprese queste opportunità, scansando l’italica diffidenza e rassegnazione: unendo la giusta professionalità e l’esperienza che offriamo con la grinta degli imprenditori italiani, possiamo recuperare in breve tempo, superando anche il gap burocratico.
Salve sono per ora un semplice operaio caseario ,ma il mio sogno è di aprire un
Caseificio a km zero avrei un amico che ha già le vacche per il latte ..vorrei un aiuto per avere fondi europei per realizzare il mio piccolo caseificio. grazie
salve siamo una coppia di l’aquila e vorremmo aprire un’azienda agricola-casearia,se possibile avere informazioni riguardo contributi a fondo perduto per poter avviare questa attività.
grazie
Buon pomeriggio vorrei sapere come posso aprire un caseficio. Se possibile vorrei sapere informazioni sui fonti perduti x avviare questa attività grazie