Più esportazioni e cooperazione
Di fronte a queste nuove possibilità sarà necessario muoversi in due direzioni: da un lato puntare sull’incremento delle esportazioni, che nel prossimo decennio, soprattutto se effettuate verso i Paesi emergenti, offriranno ancora grandi opportunità agli operatori europei, dall’altro ragionare in termini di competitività di filiera, per organizzarsi e affrontare al meglio le sfide future del mercato mondiale. «In questo contesto, la cooperazione può giocare un ruolo determinante per superare quei conflitti controproducenti che rischiano di indebolire l’agroalimentare italiano a favore delle filiere più coordinate e integrate di altri Paesi europei», ha dichiarato Tommaso Mario Abrate, presidente del settore lattiero-caseario Fedagri/ Confcooperative.
A oggi, infatti, la cooperazione, con circa 912 imprese, contribuisce al sistema lattiero nazionale con un valore economico di circa 7 miliardi di euro di fatturato, pari al 20% del totale generato dal sistema cooperativo nell’intera compagine agroalimentare; è da sottolineare, inoltre, la strategicità, in questo settore, della produzione di formaggi a denominazione di origine.
Razionalizzazione interna, sviluppo esterno
La cooperazione deve quindi impegnarsi per conservare e difendere, nel Paese, la produzione di latte alimentare di qualità e di formaggi DOP, ha rimarcato Abrate. «È fondamentale sviluppare la collaborazione fra cooperative e sostenere un’efficace e mirata politica delle alleanze per la razionalizzazione interna e lo sviluppo esterno, al fine di creare organizzazioni di produttori virtuose, con dimensioni adeguate per essere competitive sui mercati internazionali, e garantire un’equa ridistribuzione del valore aggiunto tra i diversi protagonisti della filiera». Opinione condivisa da Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo, che ha sottolineato l’esigenza di tutelare i produttori per evitare una desertificazione della zootecnia italiana e ha ricordato come 248 DOP siano un patrimonio che nessun altro Paese può vantare e come, per questo, sia indispensabile valorizzare le numerose eccellenze italiane.
«È necessario organizzare l’offerta sia per i mercati nazionali che per quelli esteri – ha precisato –, aumentando la dimensione dell’impresa alla stregua di quanto hanno fatto le grandi cooperative europee, che dalla fine delle quote trarranno un ulteriore slancio produttivo».
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I numeri del comparto nazionale
Secondo i dati dell’Alleanza delle cooperative italiane del settore agroalimentare la materia prima impiegata dall’industria lattierocasearia nazionale è per l’84% rappresentata da latte proveniente da allevamenti italiani, mentre la restante quota (latte in cisterna e semilavorati) è importata da altri Paesi. La destinazione della materia prima disponibile è per l’80% indirizzata alla produzione di derivati del latte, di cui il 50% sono formaggi DOP – fondamentali per il Made in Italy e dal ruolo trainante anche nell’export –, il 41% formaggi generici e il 9% altri prodotti (yogurt, burro, ecc.). Il restante 20%, pari a circa 2.620.000 t, è destinato al consumo diretto come latte fresco pastorizzato, che corrisponde a circa il 51% dell’intera produzione nazionale, o UHT, che copre circa il 49% della quota produttiva.
Per quanto riguarda l’acquisto del latte alimentare si è registrato come i supermercati e gli ipermercati abbiano ormai raggiunto il 70% delle vendite, con punte superiori per il latte a lunga conservazione; tra i punti vendita della distribuzione moderna spiccano anche i discount, dove, in termini di valore, il latte UHT registra una quota di mercato superiore al 13%. Anche il latte fresco, nonostante venga ancora acquistato in misura rilevante presso i negozi tradizionali, è un prodotto che ormai è entrato a pieno titolo nell’assortimento strategico delle catene distributive. Relativamente alla campagna 2012/2013, in Italia, il cui patrimonio di vacche da latte è di oltre 1,8 mln di capi, sono risultate in produzione circa 35.544 aziende dotate di allevamenti di bovini da latte, il 68% delle quali si trova nel Nord Italia, mentre il latte vaccino consegnato nello stesso periodo ammonta a circa 10.876 mln di t. Il fatturato dell’industria lattiero casearia per il 2012 si attesta invece a 14,9 mld, pari all’11,5% rispetto al fatturato dell’intero comparto agroalimentare.
In miglioramento il deficit della bilancia commerciale del settore lattiero, corrispondente a circa 1,3 mld di € e derivante da una quota di importazioni, nel 2012, pari a 3,5 mld di € e a una quota di esportazioni equivalente a 2,2 mld di €.
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